Curiosità: I nomi delle note

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Il Giornale della Musica

Giugno 2002 – Edizione n° 16

La notazione attuale risale all’anno Mille

Le sillabe Do, Re, Mi, ecc. con cui indichiamo i sette suoni principali della nostra scala hanno un’origine ben precisa: esse non furono scelte a caso, ma vennero introdotte poco dopo l’anno Mille dal monaco benedettino Guido d’Arezzo (991 ca. – 1045 ca.), che fu un importante studioso ed insegnante di musica.
In particolare egli si accorse, e fece osservare in una lettera ad un monaco amico, che in un inno latino in onore di San Giovanni ogni metà verso iniziava con uno dei primi sei suoni della scala.
In altre parole la sillaba Ut corrispondeva al suono che noi oggi chiamiamo Do, la sillaba Re di «resonare» al suono che noi oggi chiamiamo appunto Re, la sillaba Mi di «mira» al Mi, ecc.; l’uso di queste sillabe, che vennero presto chiamate «guidoniane», permetteva agli scolari ed ai cantori un più facile apprendimento della musica.
Più tardi poi, lungo il 1500 ed il 1600, la sillaba Ut venne sostituita per motivi di pronuncia da Do, anche per iniziativa del teorico Giovan Battista Doni (1595-1645), che si servì appunto della sillaba con cui iniziava il suo cognome. La sillaba Ut tuttavia non scomparve del tutto, ma continuò e continua a venire utilizzata in Francia e nei paesi di lingua francese.
A sua volta per la settima nota si adoperò, a partire dal 1650 circa, la sillaba Si dalle iniziali delle parole «Sancte Johannes». In precedenza per tale nota si usava la lettera B in quanto, prima dell’introduzione delle sillabe di Guido d’Arezzo, tutte le note erano indicate con lettere; in particolare si aveva questa corrispondenza:

A=LA – B=SI – C=DO

D=RE – E=MI – F=FA

G=SOL

Tali lettere sono ancora oggi utilizzate nei paesi di lingua tedesca ed inglese come Germania, Austria, Gran Bretagna e Stati Uniti.
Nei paesi di lingua tedesca si è giunti ad usare per il Si la lettera H, mentre la lettera B è passata ad indicare il nostro SI bemolle.

 


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